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al testo di Amina Narimi
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Le cose si conoscono l’un l’altra In quel luogo dove Dio ebbe finito Il centro esatto E quel vapore intorno agli alberi che tocco Non è un’afflizione se non ci sono bordi, Sono gli angeli, Che tengono gli uni agli altri i rami, nel prodigio di salire Spingendo avanti le montagne per comprendere Nel vuoto aperto un’anima, Dove noi vediamo una chiusura, La natura che ci parla di ritorno.
C’è voluta un’intera vita e ancora claudico Per vedere che non c’è orizzonte, il cielo e l’acqua Sono lo stesso essere in alto e in basso E la rosa di Duino non vive separata Dal sentiero che ricopre sul muretto
Così la luce diventa ciò che tocca Le cose gli alberi il vapore le nostre ossa Se solo tu potessi intravedere lo splendore Delle rose senza bende sul tuo viso Di come l’alto e il basso stanno sulle braccia Si dilaterebbe il cuore farebbe grandi le tue mani Nel toccare il dentro quando viene fuori All’universo Aperto dove vivono Tutte le creature, e i morti Come là, il reciproco sfiorarsi di una mano in una mano, sono privi di possesso nell’interno indimostrabile dove Nulla c’è che attende per la fine
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